REGGIO EMILIA. Non ci sono più i regali di una volta. Anche i “lavoretti” che tradizionalmente arrivano a casa direttamente da nidi e scuole d’infanzia facendo luccicare gli occhi a mamma e papà… non sono più quelli di una volta. Capita, anzi è capitato proprio in questi giorni al Totem di via Mameli, che al posto del disegno brillantinato o degli angioletti di creta piuttosto del bouquet di fiori di carta passando per il segnaposto personalizzato, ai genitori siano stati recapitati regali “aumentati”. E non fatevi ingannare dalle parole.

Perché non parliamo di carichi speciali arrivati a casa direttamente con il corriere, ma di regali con un valore aggiunto: la realtà aumentata.

Sulla realtà aumentata, al Totem, si sta lavorando da un po’ di tempo e i regali di Natale rappresentano solo il segno tangibile di un progetto che se da un lato fa entrare tecnologie sempre più raffinate all’interno di una scuola, dall’altro assume un valore pedagogico imprescindibile. Come nasce il progetto? Casualmente ma non troppo.

Luca Carta è il papà di Alice, una bambina che frequenta il Totem, ma è anche titolare di Ai | Web, un’agenzia il cui obiettivo è sviluppare nuove tecnologie al servizio dei propri clienti. Ma non solo. «Come tutti i genitori – ci spiega Luca – quando sono al lavoro mi capita spesso di pensare a cosa sta facendo il quel momento mia figlia all’asilo. Mi piacerebbe condividere una dimensione emozionale che spesso va persa. Così ho pensato che grazie alla realtà aumentata sarebbe stato possibile creare nuove connessioni. Ne ho parlato qui al Totem e l’idea è stata colta con grande entusiasmo».

Per passare dalla teoria alla pratica come è stata applicata la realtà aumentata ma soprattutto, perché a questo punto saremmo un po’ curiosi, in cosa consistono questi regali di Natale tecnologici?

«I bambini porteranno a casa un loro disegno su tela – spiega nel dettaglio Luca, smartphone rigorosamente alla mano – dentro il quale potremo “entrare” grazie a un’app gratuita, Xpanded. Caricata l’applicazione sul nostro cellulare, e avvicinando il telefonino al disegno, si aprirà un mondo. Quello dei nostri figli. Saremo infatti in grado di vedere come è nato quel disegno: infatti, ad ogni bambino è stato fatto dalle insegnanti un video proprio mentre creava la sua opera d’arte. E ora noi possiamo vedere il momento i cui prendono il pennello in mano, come scelgono i colori, le loro espressioni, i loro commenti. Penso sia una grande emozione, per noi e per i bambini».

Tutto ciò non sarebbe potuto diventare realtà senza la voglia di sperimentare che da sempre contraddistingue il Totem, a partire da Mirosa Macciò, referente dell’area infanzia della cooperativa Ambra, dalla pedagogista Margherita Chiarenza e da Elisa Pisoni, direttrice commerciale di Ambra.

«I bambini – sottolinea Chiarenza – sono naturalmente curiosi e anche in questo caso lo hanno dimostrato. Quello che vorrei sottolineare è che la “realtà aumentata” va letta come un valore aggiunto rispetto a quello che facciamo quotidianamente. Inserire nuovi linguaggi non significa sostituire la comunicazione tradizionale, quella verbale, che resta fondamentale. Questa esperienza non è in contrasto con quello che abbiamo fatto dal ’98 ad oggi: l’approccio educativo è sempre quello dei 100 e più linguaggi dei bambini. La realtà aumentata è un’ulteriore opportunità che abbiamo voluto cogliere».

Le fa eco, in piena sintonia, Mirosa Macciò: «Siamo rimasti entusiasti di fronte a questa nuova possibilità di comunicazione e siamo orgogliosi di essere la prima scuola per l’infanzia a sperimentare sul campo la realtà aumentata. Ma vorrei sottolineare che un’applicazione sullo smartphone aggiunge ma non sostituisce nulla. In una parola: i genitori devono continuare

a varcare la porta del Totem. È fondamentale». A questo punto, Mirosa cala l’asso e ci mostra una calamita, quadrata, azzurra, con il marchio giallo Totem. Ma con lo smartphone in mano, e l’app attivata, sarà il mondo del Totem a svelarsi a 360 gradi. Magari sul frigorifero.

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